Perché siamo attratti dalle slot machine

Questa scena risulterà familiare a chiunque abbia mai visitato un casinò: un giocatore seduto di fronte a una slot machine, con lo sguardo fisso di fronte a sé, e una mano che aziona ritmicamente la leva o il pulsante di gioco. Secondo il dr. David Forrest, docente di psichiatria presso la facoltà di Medicina della Columbia University di New York (USA), si tratta di uno stato di simil-trance.

“Molti giocatori entrano in uno stato meditativo profondo”, dice il dr. Forrest, giocatore di slot e autore di ‘Slots: Praying to the God of Chance’ (Slot: preghiera agli dei della fortuna, inedito in Italia), che esplora i motivi che spingono milioni di persone a giocare alle slot machine ogni giorno. “Non si tratta di una trance in senso negativo,” dice Forrest, “non sono troppo diversi dalle persone che leggono molto. Giocano, si divertono, e sanno che c’è la possibilità di perdere. È questo punto che mi ha incuriosito: se sanno che non c’è sicurezza di vittoria, cosa li spinge?”

La sua risposta a questa domanda è la seguente: le risposte fisiche ed emotive dei giocatori, unite alla natura assolutamente casuale del gioco, generano un senso di meraviglia e di mistero, non troppo diverso dalle preghiere a cui si dedicano le persone religiose. Il gioco d’azzardo innesca dei cambiamenti chimici nel cervello, uno dei quali è dovuto al rilascio di dopamina, una sostanza che trasmette segnali fra le cellule.

Un generatore di numeri casuali, come quello che fa funzionare le slot machine, è come un ‘dio della fortuna’. “Non sappiamo come reagire all’assoluta casualità”, dice Forrest “e quindi cerchiamo una connessione alle leggi casuali dell’universo, che sono, in un certo senso, inspiegabili e infinitamente più grandi di noi”.